Uno spazio di libera espressione curato dai volontari di Telefono Amico Italia
A NATALE SIAMO IN ASCOLTO
Telefono Amico Italia accoglie e ascolta emozioni tutto l’anno perché i contenuti del cuore non conoscono calendario né stagioni. Ma il Natale è un momento speciale -luminoso oppure cupo- in cui le relazioni, le presenze e le assenze assumono un valore e un peso particolare. Telefono Amico apre questo blog come spazio libero, per dare voce a chi vuole esprimere le proprie emozioni legate alle festività natalizie. Come ogni blog, sarà un diario quotidiano che ci porterà fino al 25 dicembre, e oltre, fino al 6 gennaio: ogni giorno una proposta di riflessione che ciascuno potrà commentare, sviluppare, arricchire. Grazie a tutti coloro che vorranno partecipare a questo cammino!
Per chiedere aiuto bisogna accorgersi di averne bisogno.
Bisogna avere l'umiltà di capire che non sempre si riesce a fare tutto da soli. E questo vale per tutti.
Poi, bisogna avere il coraggio di chiedere, pensando che potremmo incontrare un rifiuto o l'indifferenza.
Insomma, bisogna avere fiducia negli altri e conservare quella in se stessi.
Non è facile... ma ci siete di mezzo tu, le tue emozioni, i tuoi pensieri, il tuo presente e il tuo futuro, il tuo desiderio di sorridere. E stare bene.
Ne vale la pena. No?
_____________________________________
GRAZIE a tutti coloro che hanno letto i nostri post,
a coloro che hanno lasciato un commento,
a coloro che l'hanno espresso nel loro cuore oppure a un amico,
a coloro che hanno scoperto Telefono Amico e vorranno seguirci sul nostro sito, scriverci, telefonarci:
NOI CI SIAMO!
GRAZIE a tutti
e auguri per un futuro il più possibile simile a ciò che desideriamo e meritiamo!
Può essere una richiesta innervosita, rabbiosa, disperata, esasperata, vana, imperiosa...
Può essere un bisogno, può imbarazzare, può essere troppo lungo, pesante, può generare ansia, tensione, attesa, paura, può condurre dolcemente al sonno...
Può essere il tempo e lo spazio per accogliere l'altro, per sentire se stessi...
Può non essere un'alternativa radicale alla parola, ma completarla, darle valore, dare ritmo al dire, sostituire la parola quando risulta troppo piccola...
Un contatto (desiderato, cercato o casuale) può diventare una comunicazione.
Una comunicazione vera può essere immediata o aver bisogno di carburare, essere agevole o faticosa... Per aiutarla, occorre sgombrare la strada da ostacoli più o meno consapevoli. E da entrambe le parti, beninteso: sia che vogliamo ascoltare, sia che vogliamo essere ascoltati.
Gli ostacoli sono molti... Per esempio:
la distrazione (il telefono, la TV, un passante, un pensiero...)
"secondo me..." (quanta fretta a dire la propria opinione!)
"io invece...", "anche a me è successo...", "se fossi in te, farei così...", "secondo me..." (difficile mettersi da parte per far posto all'altro, facilissimo dare i consigli che a noi sembrano perfetti ma all'altro possono risultare del tutto inutilizzabili)
"hai ragione", "lui/lei ha sbagliato, è stato/a sciocco/a, superficiale, aggressivo/a, ecc." (i giudizi "etichettano" senza scampo azioni e persone)
"dimmi qualcosa in più! che cos'hai detto? che cos'ha fatto?" (la curiosità incalza l'altro con domande focalizzate su aspetti concreti che magari per l'altro non sono importanti o che preferisce non raccontare)
"non sarà niente, non preoccuparti..." (se non fosse niente non me ne parlerebbe: riconosciamo ciò che è importante per l'altro)
"certe cose non si fanno... poi non ci si può stupire delle conseguenze o delle reazioni..." (moralizzare serve a poco, sicuramente non a far star meglio l'altro, che magari sa già tutto quello che stai pontificando o semplicemente la pensa in tutt'altro modo)
"hai fatto benissimo, certo!" (assecondare non aiuta l'altro a ripensare criticamente alle sue scelte: lo blocca in ciò che ha già fatto e non è affatto detto che sia la scelta migliore)
"se fai questo, succederà quest'altro" (le nostre previsioni, anche le più logiche, non servono a nulla se sono costruite sulle nostre visioni, esperienze e percezioni, non su quelle dell'altro).
L'altro ha bisogno di SPAZIO. A volte, di silenzio...
A Milano, in queste settimane, c'è una mostra fotografica meravigliosa, che fa riflettere: Marco Anelli - NEL TUO SGUARDO
A volte guardiamo senza vedere: pensiamo che non occorra, "sappiamo già" oppure "non abbiamo tempo".
Immaginiamo ad uno sguardo diverso, nuovo o rinnovato. Attento.
Immaginiamolo rivolto a noi stessi e a chi ci sta attorno.
Immaginiamo di capire che "c'è qualcosa che non va"...
Che cosa può essere questo "qualcosa"? Come può emergere?
Tendenza a isolarsi da occasioni per stare insieme ad altri, magari esprimendo astio o disprezzo, oppure senso di abbandono, apatia; commenti o pensieri sarcastici o cinici sulla gioia altrui; tendenza ad ammalarsi più del solito, come se il corpo fosse d'un tratto più vulnerabile; stanchezza cronica e in fondo immotivata; tendenza a fumare o bere alcool più del solito, spesso senza piena consapevolezza; ricorrere farmaci in modo eccessivo o fuori luogo; non riuscire a scuotersi da pensieri negativi, magari relativi a perdite (lutti, rotture di legami affettivi, crisi familiari); provare/esprimere insistentemente sentimenti di vergogna o senso di colpa per qualcosa che si è fatto o dicono che si è fatto; cambiare in modo repentino umore, aspetto, abitudini; esprimere un crollo di autostima; dormire troppo poco, troppo o male; percepire in modo anomalo i pericoli e le regole, attribuendo loro scarsa importanza; faticare a vedere alternative, "fissarsi" su visioni cupe e pessimistiche; pensare/parlare spesso della morte, magari come una via d'uscita, una liberazione.
Alcuni di questi "segnali" vengono ricondotti dagli esperti a possibili rischi di suicidio.
Non bisogna spaventarsi: può trattarsi di un disagio molto lontano dal pensiero di darsi la morte, e in ogni caso spaventarsi in sé non è utile.
Le strade che si possono percorrere quando "si sta male" sono, fino all'ultimo istante, profondamente diverse: la vita offre migliaia di opportunità! Questo va sempre ricordato: a se stessi, a tutti.
E intanto...
... che cosa possiamo fare? ESSERCI! Dire/dirci che siamo preoccupati, che ci sta a cuore che questo "qualcosa che non va" vada a posto, venga superato. Non sottovalutare ciò che vediamo, anche se l'altro ci rassicura. Anche se noi stessi sminuiamo per accantonare il cruccio. Attivarci presso un interlocutore competente, nei casi in cui secondo la nostra percezione occorra un aiuto specifico in aggiunta al nostro preziosissimo calore umano.
Accade di sentirsi circondati dal gelo. Accade di pensare di non riuscire, di non poter emergere da quel ghiaccio. Viene da fuggire, chiudersi, abbandonarsi alla solitudine.
Accade di sentire lontano chi ci è vicino, come se ci fosse una barriera di stanchezza, una distanza di incomprensione. Vengono mille dubbi, sorgono mille inquietudini, ci assalgono fatica e noia.
Accade poi che in un istante, un istante qualsiasi, inattesi, apparentemente senza un perché, s'insinuino o esplodano in noi il calore, la luce...
Sbalzi di umore a parte, se ci pensi un motivo, una scintilla originaria ci sono.
Alcune scintille si sviluppano dentro di noi, anche se siamo soli in una stanza: un ricordo, qualche carezza supplementare al nostro cane o al nostro gatto, un'idea o un progetto per reagire, una battuta di spirito letta sul giornale, un abito che scopriamo donarci particolarmente, una sequenza esilarante di un film, una passeggiata senza meta, una canzone in sintonia o distonia con il nostro stato d'animo, un cibo che è una vera coccola...
Molte scintille possono svilupparsi attraverso il contatto con qualcuno: il sorriso scambiato con un passante sconosciuto, due chiacchiere che non pretendono di essere altro con la cassiera del supermercato, una telefonata con un amico, una email per ricordare a qualcuno che esisti, una pizza con un gruppo di conoscenti da scoprire, un film al cinema mano nella mano come un tempo, una visita a sorpresa a chi non ci vede da un bel po', un sms che arriva da un numero sconosciuto e che ci fa sorridere, un salto ad una festa o a una cena che ci sembra di non avere affatto voglia di fare ma che alla fine diciamo: "tutto sommato ho fatto bene... è stato meno peggio del previsto!".
Ci sono sere in cui c'è così tanto freddo, così tanta nebbia, così tanto silenzio che sembra che anche i pensieri rimangano intirizziti, rigidi, impalati. Muti, forse per sempre.
La parola scritta, la voce (a volte anche il suono della propria!) rassicurano: "c'è qualcuno?". Sì, c'è qualcuno!